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Sabato 14 ottobre il Vescovo Ovidio Vezzoli ha fatto visita agli Scout del Gruppo Fidenza 2.
Accolto con un saluto iniziale di Don Felice Castellani presso la cui parrocchia di S. Giuseppe gli Scout sono di casa dal 1996, il Vescovo ha condiviso con i ragazzi l’importanza e la ricchezza del vivere in comunità.
Il pomeriggio è proseguito con un momento di conoscenza e dialogo tra il Vescovo e Lupetti e Coccinelle, Guide e Scout, Scolte e Rover, che hanno raccontato le attività che svolgono settimanalmente presso le sedi della Parrocchia e durante i campi invernali/estivi.
Scout e Vescovo si sono dati appuntamento alla domenica successiva durante la quale Don Ovidio ha celebrato la messa per tutti i Gruppi Scout della Diocesi, in occasione dell’apertura delle attività educative dell’anno 2017/2018.
Anche quest’estate Lupetti e Coccinelle, Esploratori e Guide, Rover e Scolte del gruppo Scout Fidenza 2 ospitato dalla nostra Parrocchia da ormai 22 anni sono partiti per i campi estivi. In base all’età (dagli 8 ai 21 anni) con obiettivi e metodi educativi differenti:
I Lupetti e le Coccinelle (da 8 a 11 anni) hanno vissuto insieme una bellissima avventura a Rovinaglia di Borgo Taro dal 23 al 29 luglio. Hanno giocato insieme le avventure di Phileas Fogg e del mitico Passepartout, ripercorrendo quanto descritto da Verne ne “Il giro del mondo in 80 giorni”. Attraverso attività manuali , escursioni, tanti giochi e soprattutto all’insegna del divertimento, hanno scoperto la bellezza e l’importanza di conoscere l’altro, soprattutto se diverso da noi.
Gli Esploratori e le Guide (12 – 16 anni) hanno vissuto il campo estivo a Bedonia (dall’8 al 20 Agosto). Immersi nella natura, i ragazzi e le ragazze hanno dormito in tenda, cucinato sul fuoco e imparato le principali tecniche necessarie per creare e sviluppare il proprio senso di autonomia, all’interno di un clima di Avventura e “dimenticando” le comodità di casa. Tra le numerose attività svolte ricordiamo i giochi al fiume, la giornata con i genitori, le camminate (hike) in montagna e il percorso di preghiera, sviluppato sul tema della condivisione e dell’importanza di apprezzare ciò che abbiamo ricevuto.
Anche i Rover e le Scolte del Clan “La Sorgente” (17-21anni) sono recentemente tornati dalla loro Route svoltasi in Istria (6-16 Agosto), attraversando Italia, Slovenia e Croazia. Partiti da Trieste e arrivati a Rovigno, attraverso un bello (ed impegnativo) cammino di circa 120 km durante il quale, (in un clima Comunitario e di condivisione che contraddistingue la proposta educativa fatta ai ragazzi di questa età), hanno affrontato il tema della “Vocazione”, interrogandosi e confrontandosi sulle loro personali scelte di vita.
Si è svolta domenica 2 aprile la giornata Puliamo il Mondo, promossa dal Gruppo Scout Fidenza 2, durante la quale ragazzi e adulti si sono resi volontari e hanno liberato dai rifiuti i prati e fiumiciattoli che circondano l’Outlet di Fidenza.
Di prima mattina armati di guanti da lavoro, sacchi per la raccolta differenziata e buona volontà, si sono spartiti le zone limitrofe, raccogliendo la grande quantità di spazzatura lasciata dai numerosi passanti incivili e poco rispettosi della natura che ci circonda.
Nella tarda mattinata, dopo l’operazione di pulizia, i ragazzi delle elementari e delle medie sono stati chiamati ad allestire le proprie opere per il concorso A.R.T.E., il cui tema di quest’anno era il monumento che avrebbero voluto nella propria città.
Dopo un momento di convivialità durante il quale tutti i presenti e partecipanti hanno avuto modo di prendere visione di parte dei lavori e di divertirsi, sono stati premiati, tramite buoni per materiale scolastico, i tre monumenti più belli e creativi nella realizzazione con materiali di riciclo.
Alla premiazione ha partecipato il vicesindaco e assessore all’ambiente Giancarlo Castellani e il primo premio è andato alla classe 2 E della scuola media Zani, il secondo premio alla classe 2 della scuola media Vianello, il terzo premio è andato alla classe 1 C della scuola elementare De Amicis.
Si ringraziano tutte le autorità che hanno promosso e permesso lo svolgimento dell’intero evento: gli insegnanti delle scuole, il Comune di Fidenza, le Guardie Ecologiche Volontarie e la San Donnino Multiservizi per il contributo finanziario dei premi.
“Subito dopo la firma dell’armistizio dell’8 settembre 1943 i tedeschi da alleati divennero nemici. In poche ore accerchiarono la nostra divisione dell’esercito italiano che si trovava in Grecia: i loro ufficiali ci chiesero di giurare fedeltà all’esercito tedesco e di passare con loro. Non potevo accettare di combattere contro i miei fratelli connazionali e dissi: “io mai”. Fu così che venni inviato ai campi di lavoro in Germania”.
E’ iniziata con queste parole la fortissima e sconvolgente testimonianza di Enrico Vanzini, classe 1922, che si è svolta sabato 18 marzo a Fidenza grazie all’iniziativa del Gruppo Scout Fidenza 2 ed in particolare di Michele Scaramuzza. Davanti al Sindaco Andrea Massari, al vice Sindaco Giancarlo Castellani, al Presidente del Consiglio Amedeo Tosi, al luogotenente Paolo Gerali Comandante la Stazione Carabinieri di Fidenza, Enrico accompagnato dal suo amico Gabriele Roma e ad un Teatro Magnani gremito di studenti delle scuole cittadine che hanno così ascoltato l’odissea in cui era caduta l’umanità grazie alle parole dell’ultimo “Sonderkommando” italiano che per sette mesi fu internato nel campo di Dachau.
Gli studenti per oltre due ore hanno ascoltato attenti ed in silenzio “nonno Enrico” – come familiarmente vuole essere chiamato, la sua drammatica e tremenda esperienza di vita che per sessant’anni non ha mai raccontato a nessuno, inclusi la moglie ed i figli. Un silenzio che si è interrotto solo nel 2005, grazie ad un infermiera: “perchè soprattutto i giovani sappiano cosa è successo in quegli anni e come è labile il confine che separa l’umanità dalla ferocia”.
Nel suo racconto in tanti passaggi è emersa la sua incrollabile fede che per tutta la vita lo ha accompagnato senza fargli mai perdere la speranza. A Buchenwal dopo essere stato accusato ingiustamente di sabotaggio, e quindi condannato a morte, davanti al plotone di esecuzione incoraggia gli altri tre compagni: “dall’alto c’è qualcuno che ci protegge”. Pochi secondi dopo venne graziato ed inviato al campo di concentramento di Dachau.
“Venni marchiato con il fuoco – ha proseguito il suo racconto Enrico Vanzini – con il numero 123343 e destinato alla baracca numero 8, dove stavamo ammassati in 130 persone. Era la fine di ottobre del 1944. C’era già molto freddo e li non c’era niente per scaldarci così dormivamo abbracciati sfruttando il calore del corpo. Una mattina mi svegliai e mi accorsi che il mio vicino era morto. La morte era una normalità a Dachau. Così come la disperazione: molti si suicidavano aggrappandosi alla ricenzione del campo attraversata dall’alta tensione. La violenza e la brutalità da parte dei tedeschi che gestivano il campo era normale: bastava uno sguardo fuori posto, una titubanza in una risposta, non riconoscere prontamente quando venivi chiamato in tedesco con il tuo numero di riconoscimento per essere frustati brutalmente, azzannati dai cani o uccisi con un colpo di pistola alla tempia o una mitragliata. Nel campo la morte era la quotidianità, un incubo con cui si era costretti a convivere. Venni destinato al nucleo dei “Sonderkommando” un’unità di internati destinati ad occuparsi di lavori disumani e indegni: raccogliere i cadaveri nelle camere a gas per poi portarli nei forni crematori. Caricavo corpi senza vita sui carretti per poi recuperarne i resti carbonizzati”.
La fede di Enrico emerge ancora nel corso della sua testimonianza: “Mi ammalai improvvisamente, avevo pustole su tutto il corpo e stavo malissimo. Venni destinato all’infermeria dove i due giovani medici si presero cura di me non con delle medicine ma frustandomi. Nudo, con la schiena insanguinata mi buttai sulla neve. Un giovane russo che lavorava alla mensa ufficiali si prese cura di me. Non so come riuscisse a trovare sia l’alcol e il cotone che ogni sera usava per medicarmi le ferite e le pustole che il pane che mi dava da mangiare e che rappresentava un dono grandissimo visto che il cibo era praticamente inesistente. Dopo una settimana non lo vidi più. Ho pregato tanto e prego ancora oggi per lui e per il bene che mi aveva fatto. Nel mio lavoro ai forni, durato circa 15 giorni, portavo quotidianamente più di 250 persone uccise nelle camere a gas. Pregavo molto e chiedevo al Signore la forza di resistere a questo calvario, a questa follia. Il momento peggiore dell’abisso fu quando venni destinato al bunker dove avvenivano gli esperimenti medici. Raccoglievo sacchi di iuta con parti di cadaveri da bruciare nei forni. Ormai ero allo stremo credevo di non farcela più. Una mattina mi chiamarono per uscire dal campo e sotto scorta recarmi ad una fattoria vicina per portare della verdura alla mensa ufficiali. Una contadina tedesca mi vede e capisce che stavo molto male e che non mangiavo da tempo. Mi sorride, si avvicina, mi chiede se sono italiano e mi offre del pane. Sapevo che i tedeschi che ci scortavano se mi avessero visto prendere qualcosa mi avrebbero ucciso. Feci segno di no con la testa ma la donna mi sorride e mi porge un pezzo di pane nero che prendo e metto velocemente sotto il cappello. Il tedesco intuisce qualcosa e spara una raffica di mitra alla donna uccidendola. Piansi tutto il giorno. Quel pezzo di pane non l’ho mai mangiato. Pochi giorni dopo il 29 aprile gli americani liberano il campo e così sono potuto tornare a casa. Dopo oltre quattro anni rividi i miei genitori. Ero partito che pesavo 87 chili ero tornato che ne pesavo 29. Mia madre non mi aveva riconosciuto. Non credeva che ero io. Dovetti raccontargli un episodio del giorno della mia partenza per convincerla: Lei in lacrime mi disse: “vieni abbracciami e perdonami”. Gli diedi il pezzo di pane nero che mi aveva dato la ragazza tedesca e assieme lo portammo in Chiesa per donarlo alla Madonna come ringraziamento”.
Bellissimo e pieno di speranza il saluto finale ai giovani fidentini: “ragazzi oggi dopo tanti anni mi sento di dirvi di non pensare mai che il vostro futuro possa anche solo tollerare la violenza e la guerra. Pensate invece a studiare, a rispettarvi e a fare del bene perchè solo così costruite il vostro futuro. Per questo il primo augurio che vi faccio è quello di essere promossi e sempre felici”. A.T.
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