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L’arrivo di don Matteo Piazzalunga in San Giuseppe Lavoratore

IMG-20150920-WA0003Dopo un anno pastorale (forse il più laborioso di tutti) senza usufruire dell’aiuto di un sacerdote giovane, finalmente abbiamo avuto dalla Chiesa di Fidenza il dono di un prete consacrato nel giugno scorso in Cattedrale dal nostro Vescovo. Abbiamo chiesto a lui di presentarsi con semplicità.

Ciao, sono don Matteo, prete novello, ordinato il 6 giugno 2015 nel Cattedrale di Fidenza, per la preghiera consacratoria del nostro Vescovo Carlo. Ho 29 anni, nato in una famiglia semplice ma che mi ha educato all’amore per il Signore, per l’oratorio, per la parrocchia e per il bene comune. Una famiglia che ancora oggi mi assiste e mi sta vicino. Sono originario di Bergamo, più precisamente di Torre Boldone. Una comunità molto viva e molto accogliente, che mi ha seguito in questi anni di formazione e preparazione al sacerdozio, seguito dal mio parroco Mons Leone Lussana, e tanti sacerdoti che mi hanno accompagnato lungo la mia giovinezza, in particolare Don Alfio Signorini e Don Angelo Scotti, che sono i curati del mio oratorio, dai quali ho imparato, rubato il mestiere e la passione del prete per i giovani. Sono entrato in seminario all’età di 14 anni e ho frequentato il seminario di Bergamo fino alla 4° teologia, per poi passare a Fidenza sotto la paterna guida del Vescovo Carlo e di Don Remo, rettore del nostro seminario diocesano.
Dopo aver passato un anno nell’unità pastorale di Castelvetro piacentino, mi sono fermato 2 anni per capire bene se il Signore chiamava proprio me. Ho lavorato come animatore turistico in Italia e a Sharm el Sheikh come responsabile di miniclub. Sono stati anni stupendi, di formazione personale e di crescita. Il Signore, però, non mi ha abbandonato. Il Signore mi ha cercato e rapito anche se ero lontano. Tornato da questa esperienza, ho ripreso il mio cammino nella parrocchia di San Donnino martire in Duomo.
Sotto la guida fraterna e preziosa di Don Stefano Bianchi, ho mosso i primi passi nel ministero diaconale,
seguendo le attività dell’oratorio e della Cattedrale. In più ho seguito da vicino le attività dell’Azione Cattolica giovani, facendo parte dell’equipe educativa. Il 6 Giugno con grande gioia il Vescovo Carlo mi ha ordinato prete incaricandomi di coadiuvare e aiutare don Felice nella Parrocchia di San Giuseppe lavoratore, la nostra comunità. L’impegno che vorrei assumermi è quello di seguire da vicino il nostro oratorio, luogo privilegiato per l’incontro con i ragazzi e i bambini, non solo per il catechismo, ma per sentirsi parte delle comunità intera. L’oratorio non è un’appendice della comunità, è parte integrante e il polmone verde della nostra parrocchia.
Devo già fin da ora ringraziare il Vescovo Carlo, per la fiducia dell’incarico affidatomi.
Ringrazio don Felice per l’accoglienza e l’attesa che imperterrito ha sostenuto e con pazienza ha portato a termine, spero di poter essere un collaboratore attento,

disponibile e che lo aiuti a far crescere la nostra comunità, prendendolo come esempio e come modello di sacerdozio. Ringrazio tutti i collaboratori parrocchiali (veramente numerosi) non li cito tutti, altrimenti so di lasciare fuori qualcuno. Permettetemi di ringraziare Emanuela e tutti i giovani e ragazzi del nostro prezioso oratorio, per quanto hanno fatto questa estate e per tutto quello che progetteremo insieme, mi hanno accolto con grande gioia e disponibilità, spero vivamente di corrispondere le loro aspettative e le attese di tutte le famiglie che girano intorno alla parrocchia. Chiedo a Dio per intercessione di San Giuseppe Lavoratore, nostro patrono, della Beata Vergine Maria e di San Donnino martire, patrono della nostra Diocesi, di benedire la nostra comunità e il mio ministero che sta iniziando qui in mezzo a voi. Pregate per me e per tutti i sacerdoti affinchè lo Spirito Santo ci guidi e ci suggerisca la strada da percorre. Grazie di cuore. vostro Don Matteo

 

CENA AUTOFINANZIAMENTO

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INCONTRO CON TATIANA BUCCI

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“E’ sempre un emozione avere tanti occhi su di me”. Con queste semplici parole che testimoniano il suo carattere e la sua grandissima sensibilità umana Tatiana Bucci si è presentata al pubblico fidentino al Ridotto del Teatro Magnani accorso in massa per sentire il racconto di una delle ultime testimoni viventi di quello che è successo nell’inferno di Auschwitz su invito del Gruppo Scout Fidenza 2, Michele Scaramuzza a presentato Tatiana e ringraziandola per la disponibilità, alla presenza del Sindaco di Fidenza Andrea Massari e del Presidente del Consiglio Comunale Amedeo Tosi.

Aveva 6 anni quando la sera del 28 Marzo 1944 i tedeschi entrano nella loro casa di Fiume.

“Noi bambini eravamo già a letto quando la mamma ci svegliò – ha proseguito Tatiana – ci aiutò a vestirci mentre mia nonna era inginocchiata ad implorare i militari, sotto gli occhi del delatore che era con loro e ci   aveva venduti, di lasciarci stare nella nostra casa e di “accontentarsi” solo di portare via gli adulti presenti”.  Inizia così in un silenzio assoluto della sala gremita in ogni ordine di posti, la testimonianza Tatiana Bucci su una delle pagine più drammatiche della storia del 900 che oggi 70 anni dopo interroga ancora le nostre coscienze.

Di padre cattolico e di madre ebrea, originari dell’Ucraina provenienti da Fiume, in Croazia, Andra e Tatiana furono internate con la mamma Mira, la nonna, la zia e il cuginetto Sergio nel “Kinderblok” di Birkenau, dopo il transito alla risiera di San Sabba. Avevano rispettivamente 4 e 6 anni.

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«Ci caricarono sul carro bestiame, tutti ammassati –  continua Tatiana – in un lungo viaggio di due giorni fino all’arrivo a Birkenau. Li ci divisero in due file e un ufficiale controllava gli arrivi. Io e mia sorella venimmo scambiati per gemelle e fummo messi nella disponibilità del dott. Mengele. La nonna e la zia vennero sistemate sull’altro lato, quello dei prigionieri destinati alla camera a gas. Ci portarono nella sauna, ci spogliarono, ci rivestirono con i loro abiti e ci marchiarono con un numero sull’avambraccio. Ricordo che la mamma si fece tatuare prima di noi per vedere se faceva male e così prepararci. Ci trasferirono nella baracca dei bambini e lì cominciò la nostra nuova vita nel campo. Il mio numero che ho ancora sulla pelle era il 76844. I giorni passavano: noi giocavamo con la neve e con i sassi. Mia mamma quando riusciva, senza farsi vedere, veniva a trovarci ricordandoci sempre i nostri nomi. Questa intuizione geniale ci fu di grande aiuto quando fummo liberati perché così avevamo ancora una storia (molti bambini non sapevano più il loro). Un giorno la mamma non venne più a trovarci e pensammo che fosse morta. In tanti morivano in qualsiasi momento, non solo nei forni, ma non provammo dolore, la vita del campo ci aveva sottratto un pezzo d’infanzia, ma ci aveva dato la forza per sopravvivere malgrado i cumuli di morti. C’era una donna che si occupava del nostro del nostro blocco era con noi particolarmente gentile. Un giorno ci prese da parte e ci disse: “fra poco vi raduneranno e vi ordineranno: chi vuole rivedere sua mamma faccia un passo avanti… voi non vi muovete. Spiegammo a nostro cugino Sergio  che era li con noi,  di fare la stessa cosa, ma lui non ci ascoltò. Da allora non lo rivedemmo mai più». Sergio aveva 7 anni, fu trasferito a Neuengamme vicino ad Amburgo, usato come cavia per orribili esperimenti sulla tubercolosi nel campo del dottor Heissmeyer, agli ordini di Mengele, “l’angelo della morte”. L’ ultimo ricordo di nostro cugino è il suo sorriso mentre ci salutava dal camion che lo portava via insieme agli altri 19 bambini, desiderosi di rivedere la mamma. Abbiamo vissuto a Birkenau fino al 27 gennaio 1945, giorno della liberazione del campo da parte dell’Armata Rossa. Passammo circa un anno in un orfanatrofio di Praga prima di essere inviati in Inghilterra in un centro per bambini orfani. Li ricomincia la nostra vita ed ho capito che potevo riprendermi la mia infanzia. Abbiamo visto il primo film a Londra di Pinocchio, avevamo una stanza per i giochi ed un grande parco. Con una delle educatrici eravamo in particolare feeling. Un giorno si presenta con una foto con mamma e papà che riconoscemmo subito perché la foto era la stessa che era nel nostro comodino di casa e verso la quale tutte le sere dicevamo le preghiere visto che il papà era imbarcato.  Scoprimmo che anche la mamma era miracolosamente scampata all’inferno del lager. Fummo così accompagnati in Italia dalla nostra tata inglese. Arrivammo alla stazione di Roma dove c’era la mamma ad aspettarci. Assieme a lei tante persone che ci mostravano foto di bambini per sapere se ricordavamo di averli visti. Tornammo a Trieste e ci stabilimmo li dove abbiamo iniziato a tornare vivere” come famiglia e a ricostruirci una vita. Ci siamo sposate sia io che mia sorella. Io ho avuto due figli uno dei quali è qui con noi oggi mentre altri mie due nipoti vivono in Belgio dove ci eravamo trasferiti con mio marito per suoi motivi di lavoro. Ho avuto una vita felice e oggi sono qua e dedico il mio tempo assieme a mia sorella per raccontare ai giovani la verità, affinché la nostra memoria continui attraverso voi».

Un lunghissimo applauso ha salutato Tatiana, mentre tante lacrime scendevano sul volto dei presenti.

I VINCITORI DEL CONCORSO “Puliamo il Mondo” dal tema: NON GETTARMI INDOSSAMI

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Si è svolta domenica 19 aprile l’iniziativa: Puliamo il Mondo, organizzata dal Gruppo Scout Fidenza 2 con il Patrocinio del Comune di Fidenza e la collaborazione con l’ufficio Ambiente e la sponsorizzazione di San Donnino Multiservizi.

Una giornata dedicata alla pulizia di una piccola area comunale di Fidenza, un gesto di amore per ridare l’originaria bellezza ad un’area verde deturpata dalla maleducazione e dall’inciviltà di tante persone. Quest’anno l’area interessata dalla pulizia è stata la zona a fianco dell’outlet dove scorre il torrente Rovacchia. L’iniziativa ha visto la partecipazione, non solo dei ragazzi del Gruppo Scout, anche delle Guardie Ecologiche del G.E.V., di numerosi famigliari e cittadini, oltre che dei ragazzi di alcune scuole medie fidentine accompagnati dalle loro insegnanti. La mattinata si è conclusa con una mostra dei lavori preparati dalle classi delle Scuole Medie che hanno partecipato alla III edizione del concorso legato all’evento e che quest’anno aveva il titolo: “Non gettarmi, indossami”  e con la conseguente premiazione dei lavori che si sono distinti per originalità e cura del dettaglio.

I premiati sono stati nell’ordine: classe 1° media della scuola Mons.Vianelllo, classi 2°G e classe 3°C della Scuola media Zani, premio speciale al singolo partecipante è andato alla 1° media Vianello.

Ringraziamo tutti coloro che hanno preso parte e contribuito alla buona riuscita di quello che ormai è diventato un appuntamento fisso di ogni primavera .